Scienze Umane

 Intelligenza Artificiale & Intelligenza Umana
 


Ragionare sul cervello umano e sull’intelligenza artificiale (AI) oggi è essenziale: l’evoluzione delle tecnologie ci spinge a riflettere in maniera seria, per comprendere gli scenari futuri.

C’è chi sostiene che, prima o poi, l’intelligenza artificiale supererà quella umana e le macchine saranno anche più intelligenti di noi, oltre che più performanti.
Nell’agosto del 2014, lo scienziato e imprenditore Elon Musk, ha espresso alcune paure in relazione ai potenziali pericoli dell’AI. Gli fece eco l’astrofisico Stephen Hawking, autore della teoria sul Big Bang e sui buchi neri, cui si aggregarono circa 400 studiosi di tutto il mondo. Secondo questi scienziati, l’intelligenza artificiale va controllata.

Il nostro cervello è straordinario e assolutamente lontano dalla portata delle macchine. Pesa in media 1400 grammi ed è formato da 86 miliardi di neuroni, collegati tra loro da trilioni di sinapsi, Rimane più potente anche a confronto con il supercomputer più potente del mondo, il Milky Way 2.

I punti di vista da cui affrontare la relazione tra cervello umano e intelligenza artificiale sono molteplici, con un punto di partenza importante: la natura dell’uomo è finita, fallibile, fragile. Ma i suoi difetti sono anche i suoi pregi.
La sfera emotiva potrà mai essere emulata da un computer?
Una macchina potrà mai provare sentimenti o moderare le sue valutazioni e i suoi calcoli con una qualche sfera sentimentale o affettiva?
Macchine ed esseri viventi (umani, vegetali, animali) potranno convivere e collaborare?
Sono queste le tematiche che dobbiamo e dovremo affrontare, ma soprattutto dovremo costruire una società che funzioni e che sappia rispettare l’ambiente, il futuro e le risorse del pianeta: è nelle capacità di visione e di relazione – che insieme determinano l’evoluzione della tecnologia, e non viceversa.




Konrad Lorenz

Il primo contributo dell'etologia di Lorenz: l'Imprinting

L'imprinting è il massimo contributo di Lorenz ed è il più classico esempio di ricerca etologica, rappresentata visivamente dalla nota immagine di un uomo seguito da una fila di ochette. L'imprinting fa riferimento al precoce apprendimento, attraverso una serie di percezioni, che si realizza in un periodo sensibile e che fa riferimento a particolari relazioni affettive come nel caso della ricerca del partner sessuale o del rapporto con la figura di riferimento.
Lorenz descrisse il comportamento delle ochette selvatiche di come a poche ore dalla nascita erano in grado di riconoscere il genitore e di seguirlo ovunque. Questa reazione poteva essere artificialmente prodotta in modo tale che sviluppassero attaccamento anche nei confronti di individui di altre specie (come nel caso di Lorenz) o anche di oggetti. L'etologo grazie all'osservazione concluse che questo processo era irreversibile e poteva prendere l'avvio solo durante uno specifico periodo sensibile.

Quindi con il termine "imprinting"si indica la modalità di apprendimento che si attua in un determinato periodo della vita di un cucciolo, detto "fase sensibile". In tale periodo il cucciolo è predisposto biologicamente ad apprendere ed in lui si fissano dei modelli di comportamento.
Detto in parole semplici, il meccanismo dell' imprinting è questo: nel cucciolo esistono degli schemi comportamentali innati che se sono stimolati a manifestarsi in una determinata fase della vita, si rafforzano, cioè "si imprimono" in lui. Affinché ciò accada è necessario che il cucciolo incontri degli stimoli esterni.
L'episodio che portò Lorenz a scoprire l'esistenza di tale "fissazione di un preciso modello comportamentale" (come lui stesso lo definì) fu la nascita della sua ochetta Martina. 
Appena l'ochetta ruppe col becco l'uovo e guardò fuori, Lorenz si accovacciò e si allontanò facendo il verso delle oche selvatiche. La cosa stupefacente è che l'ochetta lo seguì immediatamente e che, da quel momento in poi, non volle più essere posta accanto alla madre: per lei la madre era Konrad Lorenz e lo seguiva ovunque andasse.  Da qui il grande etologo comprese che le oche identificano come propria "madre" il primo essere che vedono in movimento appena nascono. Non importa se ha la barba bianca, non ha le ali e nemmeno le zampe palmate: per le ochette la loro madre è, irreversibilmente,  il primo essere che si è mosso davanti ai loro occhi quando sono venute al mondo.
Comprendere la peculiarità dell'apprendimento per imprinting, fa capire quanto sia importante tutto ciò che un cucciolo vive in questa fase della sua vita, fase che Lorenz definì, non a caso,  "fase sensibile".
Innanzitutto, ciò che viene appreso attraverso l'imprinting è irreversebile. Ad uno stesso stimolo ambientale, si avrà come risposta sempre lo stesso comportamento. Infatti, Lorenz dovette adottare per forza Martina, non ci fu verso di fare capire all'ochetta che lui non era la "vera" madre.
In secondo luogo, l'imprinting è attivo solo in un determinato periodo della vita. Per i cuccioli di cane e di gatto, questo periodo si colloca tra la terza e la dodicesima settimana per il cane e dalla terza alla settima settimana per il gatto.
Se non è stato sottoposto a determinati stimoli nelle settimane della "fase sensibile", il cane o il gatto adulto non sarà mai più in grado di riconoscerli e, quindi, di produrre le risposte adeguate.


Apprendimento e Memoria



• APPRENDIMENTO   = insieme di quei cambiamenti relativamente stabili nel comportamento che sono la conseguenza delle passate esperienze e hanno per lo più una funzione adattiva. • Il cambiamento può riguardare il comportamento o la conoscenza e si manifesta in molti modi, solo alcuni dei quali sono intenzionali. • Dato che il processo di apprendimento non è direttamente osservabile, deve essere osservabile il cambiamento. Come? 

  
2 modi: 
1) Confrontare la prestazione di un soggetto in due tempi diversi tra i quali viene fatta agire una variabile che si ipotizza possa produrre il cambiamento atteso 2) Confrontare la prestazione di almeno due gruppi di soggetti, sperimentale e di controllo. 
• Il fatto che il cambiamento avvenga lungo una dimensione temporale, non implica che la ‘causa’ del cambiamento sia lo scorrere del tempo.  La sorgente del cambiamento va ricercata nell’ambiente. 


   STIMOLI     RISPOSTE     contesto  
 Psicologia del senso comune  apprendimento prevalentemente in un’ottica educativa (scolastica)  

 Invece, va considerato in un’ottica più ampia:  Non impariamo solo a leggere e a scrivere, ma anche a modulare il ns. comportamento in funzione della situazione sociale, ad esprimere le emozioni, a comunicare, ecc. 
APPRENDIMENTO 

Processo cognitivo che si integra con altri processi quali la percezione, la memoria, l’attenzione, il linguaggio, il pensiero… 

È influenzabile dalle caratteristiche personologiche e motivazionali oltre che dagli stati emotivi di chi apprende. 


EVOLUZIONE DELLA NOZIONE DI APPRENDIMENTO in Psicologia 
• Comportamentismo  apprendimento come consolidamento di una risposta che viene rinforzata e quindi appresa (condizionamento; Pavlov, Skinner). • Cognitivismo  considerazione sempre crescente del contenuto dell’apprendimento, dell’elaborazione dell’informazione e del ruolo del contesto sociale in  cui si elabora e si immagazzina l’informazione (Neisser, 1967)  
 Prospettiva socio-culturale  L’interazione sociale crea le condizioni per l’interiorizzazione (Vygotskij).  

 Apprendimento non è visto come il risultato di un passaggio di nozioni o di un’acquisizione individuale, ma è una costruzione sociale che avviene attraverso la mediazione.

•MEMORIA

   Memoria a breve termine (m.b.t) 
• Riceve le informazioni dal registro sensoriale
• Capacità di trattenere informazioni per un breve periodo di tempo 

   Memoria a lungo termine (m.l.t.)
• Riceve informazioni dal magazzino di m.b.t. 
• Ha capacità illimitata di immagazzinamento di informazioni 
• Le informazioni vi possono risiedere per un tempo indefinito 

All’interno della MLT si distinguono (Anderson 1983):   
MEMORIA A LUNGO TERMINE 
DICHIARATIVA 
Episodica Semantica 
PROCEDURALE 
1) MEMORIA EPISODICA 
Si riferisce ad eventi con un preciso contesto spazio-temporale.  Ci consente di rispondere a domande del tipo ‘Qual è l’ultimo film che hai visto?’, ‘Cosa hai fatto ieri sera?’  Riguarda i ricordi auto-referenziali, che si riferiscono alla persona stessa che ricorda (memoria autobiografica  i ricordi episodici sono alla base della nostra identità).  
2) MEMORIA SEMANTICA Contiene la conoscenza generale che abbiamo del mondo: concetti, regole, linguaggio.  La sua caratteristica è che possiamo usare le conoscenze in essa contenute senza fare riferimento alle circostanze in cui sono state acquisite.  Così, ad es., sappiamo che l’area del triangolo è data dalla base per l’altezza diviso due, senza ricordare come e quando abbiamo imparato tale regola.   
MEMORIA VISIVO-SPAZIALE la memoria per i luoghi 
 La nostra capacità di muoverci nell’ambiente comporta sia il riconoscimento visivo di particolari punti di riferimento (m. visiva), sia la conoscenza della loro relazione spaziale e di come è posizionato il soggetto che si muove rispetto ad essi (m. spaziale). 
Memoria visiva e memoria spaziale vanno distinte:  MEMORIA VISIVA = registra le caratteristiche visive di un oggetto (colore, forma, dimensione).   Grazie ad essa riconosciamo facce, edifici, segnali autostradali, ecc.  MEMORIA SPAZIALE = contiene informazioni relative alla posizione, alla distanza e all’orientamento di un oggetto rispetto ad un altro. E’ alla base delle nostre capacità di orientamento. Grazie ad essa riusciamo a ritrovare nostra auto in un parcheggio, disegnare piantina della nostra casa, ecc. 
Il ricordo della posizione di un oggetto: quali sono i motivi del mancato ritrovamento temporaneo o permanente? • Disattenzione: l’oggetto per errore è stato messo in un posto insolito. Succede soprattutto durante attività di routine e con oggetti che maneggiamo quotidianamente. Agiamo in modo automatico senza il controllo dell’attenzione. • Errori di aggiornamento: l’oggetto è stato messo in uno dei molti posti possibili, la persona ricorda di averlo messo in precedenti occasioni in uno di quei posti, ma non dove l’ha messo l’ultima volta. E’ essenziale un “aggiornamento” della memoria. • Mancato rilevamento: l’oggetto è stato messo nel posto giusto, ma la persona non lo “vede”. Immagine inaccurata o semplicemente ruotata. 
Memoria prospettica 
E’ quella che utilizziamo quando abbiamo un ‘piano’ di azioni da fare in un certo lasso di tempo (pianificazione) Si avvale delle conoscenze conservate nella memoria semantica e di elementi dedotti dalla memoria episodica, trae giovamento dall’esperienza acquisita e necessita di una memoria di lavoro efficiente.



















                                                                                         Sergio Barbati 1C

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